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ALLERGIA AL LATTE E DERIVATI
E' una delle più comuni allergie che compaiono nel primo anno di vita (2-3%) ma che scompare per l'87% entro i primi tre anni e per il 92% entro i primi dieci anni di vita.
L'allergia al latte NON DEVE ESSERE CONFUSA CON L'INTOLLERANZA AL LATTOSIO (dovuta alla carenza dell'enzima lattasi che è fondamentale per la digestione del lattosio, zucchero del latte) perché è provocata dalle proteine presenti nel latte vaccino.
Le proteine contenute nel latte vaccino sono più di 20 ma quelle dotate di maggiore potere allergizzante sono (in ordine decrescente):
- la LATTOGLOBULINA, non presente nel latte materno;
- la LATTOALBUMINA;
- la SIEROALBUMINA BOVINA;
- la CASEINA, il più potente allergene in grado di provocare reazioni cutanee.
Nella maggior parte dei casi l'allergia si manifesta entro una settimana dall'introduzione del latte vaccino e dei suoi derivati. I sintomi sono:
- cutanei (orticaria, dermatite, ecc.) per il 50-70% dei bambini;
- gastrointestinali (diarrea, vomito, coliche, ecc.) per il 50% dei bambini;
- respiratori (asma) per il 20% dei bambini.
ATTENZIONE: i sintomi dovuti all'intolleranza al lattosio riguardano solo l'apparato gastrointestinale!!!
- idrolizzati estensivi o spinti (l'allergenicità è ridotta milioni di volte rispetto al latte normale);
- idrolizzati parziali (l'allergenicità è ridotta di 50-100 volte rispetto al latte normale per cui possono scatenare reazioni).
Il latte di soia può essere utilizzato dopo il 6° mese di vita utilizzando prima un latte a base di idrolizzato proteico estensivo.
Infine, non sono da sottovalutare i latti provenienti da altre specie animali come il latte di capra, di pecora e il latte d'asina (ha una composizione in proteine e in carboidrati simile al latte umano ma è più povero di grassi).
Studi genetici hanno confermato l'ereditarietà delle malattie genetiche per cui la prevenzione deve iniziare durante l'allattamento al seno eliminando dalla dieta della madre il cibo potenzialmente allergizzante. Inoltre, è necessario incoraggiare l'allattamento al seno almeno fino al 5°-6° mese con il duplice scopo di ritardare l'introduzione di proteine allergizzanti e di favorire il potenziamento delle difese immunitarie del bambino. Quando non è possibile utilizzare latte materno è necessario introdurre formule anallergiche.
La dietoterapia è indispensabile per risolvere le manifestazioni cliniche e le alterazioni biochimiche della malattia. Bisogna fare attenzione non solo al latte e ai suoi derivati ma anche a tutti prodotti che possono contenere proteine del latte vaccino:
- prodotti dietetici per l'infanzia (creme, farine, biscotti, pastine, omogeneizzati);
- prodotti alimentari in commercio (paste, prosciutto cotto, insaccati, dolciumi, gelati);
- farmaci per uso orale (sciroppi, compresse, capsule);
- prodotti per uso topico (pomate, latti detergenti).
Va sottolineato che, soprattutto dopo un certo periodo di dieta di eliminazione, si può acquisire una tolleranza al cibo al quale si è allergici soprattutto nell'infanzia. Bisogna, quindi, a intervalli di 6-12 mesi (e forse anche meno nei casi più lievi) testare l'eventuale acquisizione della tolleranza ovviamente sotto controllo medico.
L'allergia al latte NON DEVE ESSERE CONFUSA CON L'INTOLLERANZA AL LATTOSIO (dovuta alla carenza dell'enzima lattasi che è fondamentale per la digestione del lattosio, zucchero del latte) perché è provocata dalle proteine presenti nel latte vaccino.
Le proteine contenute nel latte vaccino sono più di 20 ma quelle dotate di maggiore potere allergizzante sono (in ordine decrescente):
- la LATTOGLOBULINA, non presente nel latte materno;
- la LATTOALBUMINA;
- la SIEROALBUMINA BOVINA;
- la CASEINA, il più potente allergene in grado di provocare reazioni cutanee.
Nella maggior parte dei casi l'allergia si manifesta entro una settimana dall'introduzione del latte vaccino e dei suoi derivati. I sintomi sono:
- cutanei (orticaria, dermatite, ecc.) per il 50-70% dei bambini;
- gastrointestinali (diarrea, vomito, coliche, ecc.) per il 50% dei bambini;
- respiratori (asma) per il 20% dei bambini.
ATTENZIONE: i sintomi dovuti all'intolleranza al lattosio riguardano solo l'apparato gastrointestinale!!!
- La terapia nell'allergia alle proteine del latte vaccino
- idrolizzati estensivi o spinti (l'allergenicità è ridotta milioni di volte rispetto al latte normale);
- idrolizzati parziali (l'allergenicità è ridotta di 50-100 volte rispetto al latte normale per cui possono scatenare reazioni).
Il latte di soia può essere utilizzato dopo il 6° mese di vita utilizzando prima un latte a base di idrolizzato proteico estensivo.
Infine, non sono da sottovalutare i latti provenienti da altre specie animali come il latte di capra, di pecora e il latte d'asina (ha una composizione in proteine e in carboidrati simile al latte umano ma è più povero di grassi).
Studi genetici hanno confermato l'ereditarietà delle malattie genetiche per cui la prevenzione deve iniziare durante l'allattamento al seno eliminando dalla dieta della madre il cibo potenzialmente allergizzante. Inoltre, è necessario incoraggiare l'allattamento al seno almeno fino al 5°-6° mese con il duplice scopo di ritardare l'introduzione di proteine allergizzanti e di favorire il potenziamento delle difese immunitarie del bambino. Quando non è possibile utilizzare latte materno è necessario introdurre formule anallergiche.
La dietoterapia è indispensabile per risolvere le manifestazioni cliniche e le alterazioni biochimiche della malattia. Bisogna fare attenzione non solo al latte e ai suoi derivati ma anche a tutti prodotti che possono contenere proteine del latte vaccino:
- prodotti dietetici per l'infanzia (creme, farine, biscotti, pastine, omogeneizzati);
- prodotti alimentari in commercio (paste, prosciutto cotto, insaccati, dolciumi, gelati);
- farmaci per uso orale (sciroppi, compresse, capsule);
- prodotti per uso topico (pomate, latti detergenti).
Va sottolineato che, soprattutto dopo un certo periodo di dieta di eliminazione, si può acquisire una tolleranza al cibo al quale si è allergici soprattutto nell'infanzia. Bisogna, quindi, a intervalli di 6-12 mesi (e forse anche meno nei casi più lievi) testare l'eventuale acquisizione della tolleranza ovviamente sotto controllo medico.
Dott.ssa Marina Mautone - N. Iscrizione Ordine Nazionale dei Biologi: 057846 - P.IVA: 05793751214